
La XVII Assemblea Nazionale: parola alla Presidente Diocesana
La XVII Assemblea nazionale di AC dal titolo “Ho un popolo numeroso in questa città” si è conclusa. È stata la mia prima Assemblea nazionale che la pandemia ha reso speciale: è stata fatta con un anno “di ritardo”, è stata a distanza tutta su piattaforme e sui social, è stata a casa con la tisana vicino al pc e con condivisioni su WhatsApp e qualche rara telefonata. Anche questa Assemblea è finita e come ogni cosa che finisce un po’ dispiace. Dispiace per quello che nonostante tutto si è vissuto ed ora si lascia: i delegati conosciuti quasi per caso nei gruppi e con cui avrei voluto parlare di più, la preghiera condivisa, un giorno intero senza la mascherina perché abbiamo passato davanti allo schermo tutto sabato. E quando dico tutto intendo proprio tutto!
È stato impegnativo affrontare in questa modalità inedita il confronto sul documento assembleare, proporre emendamenti, raccogliere le firme e poi votare gli emendamenti ammessi. Quante votazioni che abbiamo fatto! Ormai siamo diventati esperti nel passare da Zoom, alla Scrivania del delegato per le votazioni palesi e all’altra piattaforma per le votazioni dei consiglieri nazionali. Tutto con gli inevitabili e imprevedibili contrattempi, risolti con maestria da chi con dedizione infinita ha fatto di tutto per far funzionare una macchina complessa con quasi 700 delegati connessi. Alla fine il documento della XVII Assemblea è stato approvato ed arriverà anche alla nostra attenzione come traccia per il nostro cammino associativo. Forse non contiene nulla di innovativo ma ribadisce, alla luce di quanto in questi anni il Papa ha detto, l’importanza del discernimento e del discernimento comunitario che deve diventare “lo stile delle nostre comunità, delle nostre diocesi e di tutte le nostre associazioni” facendo nostri i tre verbi con cui il Papa descrive “il processo del discernimento in Evangelii gaudium: riconoscere, interpretare, scegliere.” Il documento rinnova il significato di scelte importanti dell’associazione tra cui la scelta religiosa, la centralità della vita, la corresponsabilità, lo stile sinodale, la popolarità, la scelta democratica. Infine ci ricorda che tutto ciò che è umano ci riguarda, ci ricorda la nostra vocazione educativa e l’importanza di camminare nella storia illuminati dalla Parola.
Se di questa assemblea con i delegati di Verona, Alessandra, Chiara ed Emanuele, non potrò raccontare e ricordare viaggi in treno fatti insieme e fughe in giro per la città eterna, chiacchierate davanti alla macchinetta del caffè e visite agli stand dei settori e al banco AVE, sicuramente porterò con me momenti forti e messaggi significativi. Tra i tanti ne ricordo alcuni: il saluto del Card. Farrel che ci suggerisce l’Apostolato della Speranza, essere semi di speranza per l’intera società; il saluto della Presidente onoraria dell’Assemblea, Dott.ssa Francesca Pasinelli Direttrice generale della Fondazione Telethon, che ci ricorda il valore e l’importanza delle alleanze anche fuori dall’ambito ecclesiale; i momenti di preghiera in particolare le parole di Mons. Sigismondi: “siamo giardinieri, non padroni di questo popolo numeroso che abita le nostre città”; le parole di Bachelt riportate nella relazione conclusiva dal Presidente: la ragione per cui esiste l’Azione cattolica è, molto semplicemente, quella di “aiutare gli italiani ad amare Dio e ad amare gli uomini”. Soprattutto ricorderò la cosiddetta replica di Matteo Truffelli che al termine dei suoi due mandati ci ha salutati con parole che hanno commosso tutta l’associazione, i delegati collegati su Zoom e i tantissimi soci che lo hanno seguito da YouTube, per la verità, la semplicità, la mitezza e l’umiltà con cui si è espresso. Porterò nel cuore semplicemente il suo invito a voler bene e quelle parole conclusive di mons. Mansueto Bianchi: “siete una Chiesa bellissima!”
Paola