AssembleaNazionale

Oltre 80mila persone in piazza San Pietro all’incontro dell’Azione Cattolica col Papa

«Grazie per questo abbraccio così intenso e bello, che da qui vuole allargarsi a tutta l’umanità, specialmente a chi soffre». È il saluto del Papa agli oltre 80mila soci dell’Azione Cattolica, provenienti da tutte le diocesi italiane – compresa una delegazione veronese guidata dal vescovo Domenico Pompili – che lo scorso 25 aprile hanno affollato piazza San Pietro per l’incontro dal titolo “A braccia aperte”. «L’abbraccio è una delle espressioni più spontanee dell’esperienza umana», ha ricordato Francesco: «La vita dell’uomo si apre con un abbraccio, quello dei genitori, primo gesto di accoglienza, a cui ne seguono tanti altri, che danno senso e valore ai giorni e agli anni, fino all’ultimo, quello del congedo dal cammino terreno. E soprattutto è avvolta dal grande abbraccio di Dio, che ci ama per primo e non smette mai di stringerci a sé, specialmente quando ritorniamo dopo esserci perduti, come ci mostra la parabola del Padre misericordioso». «Cosa sarebbe la nostra vita, e come potrebbe realizzarsi la missione della Chiesa senza questi abbracci?», si è chiesto il Papa, che ha proposto ai presenti una riflessone su «tre tipi di abbraccio: l’abbraccio che manca, l’abbraccio che salva, l’abbraccio che cambia la vita». «All’origine delle guerre ci sono spesso abbracci mancati o rifiutati, a cui seguono pregiudizi, incomprensioni e sospetti, fino a vedere nell’altro un nemico». Ne è convinto il Papa, che ha denunciato come «tutto ciò purtroppo, in questi giorni, è sotto i nostri occhi, in troppe parti del mondo!». «Lo
slancio che oggi esprimete in modo così festoso non è sempre accolto con favore nel nostro mondo», l’analisi di Francesco: «A volte incontra chiusure e resistenze, per cui le braccia si irrigidiscono e le mani si serrano minacciose, divenendo non più veicoli di fraternità, ma di rifiuto e contrapposizione, anche violenta, di diffidenza nei confronti degli altri, vicini e lontani, fino a portare al conflitto». «Quando l’abbraccio si trasforma in un pugno è molto pericoloso – ha aggiunto a braccio –. Con la vostra presenza e con il vostro lavoro, invece, voi potete testimoniare a tutti che la via dell’abbraccio è la via della vita», l’omaggio del Papa. «Non perdiamo mai di vista l’abbraccio del Padre che salva, paradigma della vita e cuore del Vangelo, modello di radicalità dell’amore, che si nutre e si ispira al dono gratuito e sempre sovrabbondante di Dio». «Lasciamoci abbracciare da Lui, come bambini, e così dall’abbraccio del Signore impariamo ad abbracciare gli altri». «Amici, voi sarete tanto più presenza di Cristo quanto più saprete stringere a voi e sorreggere ogni fratello bisognoso con braccia misericordiose e compassionevoli, da laici impegnati nelle vicende del mondo e della storia, ricchi di una grande tradizione, formati e competenti in ciò che riguarda le vostre responsabilità, e al tempo stesso umili e ferventi nella vita dello spirito». È l’identikit di ogni membro dell’Azione cattolica italiana, disegnato dal Papa. «Così potrete porre segni concreti di cambiamento secondo il Vangelo a livello sociale, culturale,
politico ed economico nei contesti in cui operate», ha assicurato Francesco a proposito dell’“abbraccio della carità”, «unico contrassegno essenziale dei discepoli di Cristo»: «Allora la cultura dell’abbraccio, attraverso i vostri cammini personali e comunitari, crescerà nella Chiesa e nella società, rinnovando le relazioni familiari ed educative, i processi di riconciliazione e di giustizia, gli sforzi di comunione e di corresponsabilità, costruendo legami per un futuro di pace».
«Vedervi qui tutti insieme – ragazzi, famiglie, uomini e donne, studenti, lavoratori, giovani, adulti e “adultissimi”, come chiamate quelli della mia generazione – mi fa venire in mente il Sinodo», l’immagine scelta dal Papa a conclusione del suo discorso. «E penso al Sinodo in corso, che giunge alla sua terza tappa, la più impegnativa e importante, quella profetica», ha proseguito Francesco: «La cosa più importante di questo sinodo è la sinodalità. Per questo c’è bisogno di gente forgiata dallo Spirito, di “pellegrini di speranza”, come dice il tema del Giubileo ormai vicino, capaci di tracciare e percorrere sentieri nuovi e impegnativi». «Essere atleti e portabandiera di sinodalità, nelle diocesi e nelle parrocchie di cui fate parte, per una piena attuazione del cammino fino ad oggi», l’invito del Papa.
Nei giorni seguenti e fino a domenica 28 aprile a Sacrofano (Roma) si è svolta la 18ª Assemblea nazionale dell’Ac durante la quale sono stati eletti i membri del nuovo Consiglio nazionale dell’associazione per il triennio 2024-27.

Di Maria Michela Nicolais da Verona Fedele

Lascia un commento